La poesia è il Sacro che srotola dentro
Poetry is the Sacred One that unrolls inside
Sempre penso alla parola, alla sua funzione più alta, quella che vado cercando nel tentativo di descrivere ciò che sento vivendo. La sofferenza, la gioia, la rabbia, la noia, alle volta anche l'indifferenza a tutto. Perchè mi è impossibille essere impermeabile alla vita. La vita mi attraversa impetuosa, nel mio compito di percepirla tutta. Incarnare l'umano è percepire la vita in ogni sua sfumatura. Incarnare è il termine più vicino al sentire, un sentire che passa attraverso il corpo e i suoi sensi per entrare fin nel profondo del sentimento che è il mondo intimo di ognuno di noi. La struttura invisibile. La vita travolge con la sua stupefacente bellezza e la sua tragica indifferenza. E io in tutto questo penso sempre alla parola, se ho veramente la possibilità di tradurre senza tradire.
I always think of the word, its highest function, the one I am looking for in an attempt to describe what I feel living. Suffering, joy, anger, boredom, sometimes even indifference to everything. Because it is impossible for me to be impervious to life. Life rushes through me, in my task of perceiving it all. To embody the human is to perceive life in all its nuances. Embodying is the term closest to feeling, a feeling that passes through the body and its senses to enter into the very depth of the feeling that is the intimate world of each of us. The invisible structure. Life overwhelms with its astonishing beauty and its tragic indifference. And in all this I always think of the word, if I really have the chance to translate without betraying it.
Nel calore
d'un chiuso di mani
scivolano
silenziosi
dialoghi d'Anime
nella quiete
sofferente
d'un corpo debole
© FariNelly
Sono
l'ultima foglia
in cima al pioppo cipresso
osservatore silente
nel cielo sopra
il nulla
che fagocita il senso
Sono l'ultima foglia
sento dietro
l'abbraccio del vento
© FariNelly
Ci sono musiche
che scavano
scavano sotto
sotto lo stomaco
la botola cede
il cuore penzola
stretto al nodo
che la gola annoda
e il respiro taglia
Servirebbe coraggio
coraggio di allentatre il nodo
scivolarne fuori
atterrare la
la più un giù
© FariNelly
(musica di Max Richter - She Remebers)
Fruscian le foglie
rovistate dal merlo
nel silenzio
di viole e narcisi
Obliquo
penetra la penombra
un raggio di sole
Immobile
il cane
fiuta l'aria
© FariNelly
Ritratto
attendo il silenzio
liberando parole
intrappolate nel frastuono
Prima del volo
a sfumare
in dono
flebile sussurro
del loro canto
© FariNelly
Ricomincerei ora
che giorno ancora non è
Un'idea di sole
da dietro mi fa strada
Arriverei giusto
per dire buongiorno
© FariNelly
Intrecci di becco
in distanza
si tuffano
nel ricamo più scuro
in un folto di rami
Della mia attenzione
ladra è la gazza
© FariNelly
"Pensiamoci.
La poesia non si scrive in un giorno. Non è un atto performativo, come invece può essere un dipinto che si può fare in poche ore e raggiungere
la perfezione. [...]
La poesia ha delle regole tremende "
Insomma tutto tranne che poesia
Ma cos'è la poesia se non respiro autentico
che srotola dentro come yo-yo
di cui teniamo il filo
ma non la forbice?
I sommelier verticalizzati della poesia sorseggiano rumoreggiando di lingua
il mio tentativo di tradurre
il muto sentire a cui nulla aderisce
il muto sentire che si fa beffa di ogni tentativo di issarlo al di qua
facendo scivolare tutto al di là
lasciando un silenzio a cui
attecchisce ben poca parola
Cos'è la poesia se non l'allenarsi ad andar sempre più giù
in profondità
seguendo quel filo che indica il ritorno?
L'abisso ove regna l'oscuro
ove l'ombra assorbe il verbo
L'abisso dimora del silenzio che ha preceduto il verbo
Senza pneuma
in discesa capovolta
la parola non ci è data
vi è l'ascolto
l'accordo al ritmo che sostiene
Si và per cercare la bioluminescenza di cui tutto si ignora...
Risalendo veloci
non resta che il tempo di frugare
tra parole mortali
sperando che nel lancio qualcuna
resti impigliata nella rete
della liquida visione
Ecco
questa è la mia poesia
© FariNelly
Qualcosa dentro si scolla
come manifesto alle intemperie
sfalsata immagine
sfuoca la coincidenza
tra prima ed ora
Gratto l'angolo
come crosta su ginocchio
con l'ansia di scorgervi
il vero volto
© FariNelly
Velo di Silenzio
ricopia le mie forme
adeso sino al centro
della quiete in ascolto
Sfila il divenire
nel ritmo mistico
che sostiene
© FariNelly
Sbrigliato il pensiero
sconfino nello spazio
di solitudini necessarie
Seguo le impronte
che conducono a casa
© FariNelly
Filtro il silenzio
nel frastuono del giorno
che
disorienta
decanta
dentro lo spazio
dell'ascolto sottile
Abito pensieri
di parole leggere
che sfiorano
le corde dell'anima
© FariNelly
Vertigini di vita
precedono
il pensiero
Emozioni
di pancia
prive di nome
smuovono
il sentire
© FariNelly
Si consuma
nella cera
una lacrima
di speranza
Nel canto
della fiamma
danzano
le parole
che non so dire
© FariNelly
Più illeciti della materia
la stessa
di un dolce peccato
Scendono
a fiocchi lenti
nel silenzio [di un sogno]
le immagini a rallentatore
di un bianco e nero
da Febbre dell'oro
Cristalli di ghiaccio
su pelliccia di astrakan
Svanisce veloce il ricordo
nel tentativo di fissarlo
Candida mano [di donna]
esce dal velo
a cercar'appiglio al reale
per non perdermi
per non perdersi
nell'onirico viaggio
Sussurri
parole nel buio
di occhi chiusi
e d'orecchie sorde
Sparito spento perso risucchiato
Un lampo rimbalza
introflesso
increspa lo schermo del tempo
Concentrici cerchi liquidi di memoria
di un'altra vita
di un altro me
Nel tepore
tra cuscino e lenzuolo
su di un fianco
fruscia nell'orecchio
il battito del mio cuore
Resta nelle narici
il profumo
di un sogno
© FariNelly
Si libera
Ho calato
la fune
nell'abisso
della parola
ad imbibire
come stoppino
Ancora è buio
s'attarda
il verbo
alla fiamma
© FariNelly
Esce dai forni
il profumo del pane
mi acquieta
la via riempita
di buono
Condensati
nell'aria
diafani
respiri
si intrecciano
al mio andare
© FariNelly
Non ancora
e non più
sono i tesori
del crepuscolo
La spinta
e l'arresto
il mio moto
perpetuo
© FariNelly
S'affaccia
puntuale
il pendolo
dei pensieri
Esaurita
la corsa
si fissa
al centro
© FariNelly
Appena visibile
appena udibile
in disparte è
la mia arte ignorante
Troppo tardi
troppo presto
nel mezzo
la gara al riconoscimento
che rende ciechi
e sordi
mai muti
Appartato
vibro il semplice
esistere
in mondane clausure
d'urbani eremi
La semplicità slega
e da slegati
ci si può perdere
© FariNelly
Sono appunti
di coscienza
mutevole
e viva materia
s'insinua
tra parole
imperfette
Vibra
tra stomaco
e petto
il sentimento
"che move il sole
e l'altre stelle"
© FariNelly
Stende un velo
di pietà
questa coltre
di nebbia
nel giorno
che tarda
Come acre
boccata di fumo
entra dentro
a memento
della sofferenza
che nessuno esclude
Cromatiche
intermittenze
lattiginose
fluttuano
© FariNelly
Migliaia di storni
punteggiano alte cime
di pioppi cipresso
adornandoli
col loro canto
Basterebbe l'applauso
per assistere
alla danza viva
sinuosa e fumante
sul grigio sipario
di questo cielo
dicembrino
© FariNelly
Risulta
molto più vicino
lo sferragliare
di un merci
portatomi
da un vento a favore
del mio sguardo
dinanzi al mio passo
© FariNelly
Si alza il giorno
nel rosa di cielo
e nebbia
Silenzio incombe
come cupola di vetro
ad ovattare in distanza
segnali di vita
Solstizio d'inverno
Nel cuore in travaglio
un'idea di nuova alba
che illumini il mondo
© FariNelly
Piena di parole
spazza via ogni concetto
Travolto dall'impetuoso
resto muto spettatore
© FariNelly
Occorre assentarsi
tendere l'ascolto
flebile voce intima
sorge dal non luogo
d'eco antiche
mai sopite
Occorre assentarsi
per non farle rifuggire
nel folto
della coscienza
© FariNelly
Mi sono affacciato sull'orrido di uno sguardo sorretto dal vuoto, un abisso che legge dentro e inchioda. Resta il corpo nel quale la vita
fluisce totalmente svuotata del suo significato più profondo. Demenza.
Mi immagino sequestrato senza riscatto da questo sordo guasto biologico, con l'impotente volontà di volermene andare. Liberandomi e liberando.
Una bio-logica che sfugge, risucchia la vita minando i pilastri della memoria, svuotandone l'essenza.
Bisogna entrarci nelle case per poter cercare di capire il dolore della gente, leggere paura e sofferenza negli
occhi. Respirare l'odore della malattia.
Esco da queste case, umilmente ammantato di assoluta impotenza. Lascio un sorriso, un augurio, una stretta di mano, all'inerme rassegnazione di chi in quella casa resta. E nel silenzio, celebro
un pensiero alla mia famiglia e a me.
© FariNelly
Ho ricevuto in dono
una manciata di parole
da usare con parsimonia
e sentimento
come si usa fare
con il raro, il prezioso
e il Sacro
Il prezzo celato nel dono
sta nel loro accostarle
all'invisibile sentire
vederle respinte o attratte
con l'invisibile forza
della calamita
Sempre il prezzo è alto
perché ciò che si compone
ha il potere di spogliarmi
© FariNelly
Ho bisogno di un mondo infinitamente piccolo per poterlo portare sempre con me, racchiuso fra le mani, da mostrare come farebbe un bambino che
protegge un pulcino indifeso.
Ho bisogno di toccare il particolare che riconduce al tutto sconfinato.
Ho bisogno di una gabbia di libertà che protegga le mie fragilità, in questo mondo troppo grande che stento a riconoscere sempre
più.
Ho bisogno della sincerità che comprenda l'uguaglianza nella diversità.
Ho bisogno del miracolo dell'amore che addormentiamo, svegliandoci ogni mattina.
Ho bisogno di muovermi in silenzio per ascoltare il suono delle cose.
Ho bisogno di pregare senza parole, bagnato dalla pioggia, sferzato dal vento, riscaldato dal sole, proteggendo il lume nel tempio interiore.
Ho bisogno dell'amicizia che scorgo solamente nel sorriso di uno sguardo.
Ho bisogno di uno spazio piccolo, tanto da poterlo riscaldare per chi amo.
© FariNelly
La poesia
è riflesso
di vita
viva nella voce
di chi l'ha partorita
Impressa
seccata sulla pagina
diviene lapide
del sentire
che fu
© FariNelly
Felicità
da calendario
velano tristezze diffuse
vive
nel silenzio che vive
© FariNelly
L'invisibile
è madre
del mio esistere
come lo sono
la forza che mi anima
la voce che dirige il mio pensiero
e lo spettro delle emozioni
tutte
L'invisibile
è prima e dopo la vita
Tutto il manifesto
procede dall'invisibile
Creo
sono
ho
ciò che nell'invisibile
penso
Guardami
e dell'invisibile
vedrai il riflesso
© FariNelly
Piove nebbia
grassa gocciola
da rami semi spogli
in questo Dicembre
Il mio passo imbottito
dall'umida coltre di foglie
che riscaldan la vista
con i loro colori
Suono di gocce
Il mio cane felice
segue piste odorose
Respiro immobile
il silenzio intorno
© FariNelly
Mi tuffo nello specchio di carta
con un filo d'inchiostro legato ai fianchi
dipanando dalla superfice
mi accompagna nell'abisso liquido che non ha fondo
bensì una superfice opposta
L'altro lato dello specchio
Che sa vedermi
Allora nel tuffo divengo ago e filo
che entra ed esce ad unire i due mondi
Cucirli insieme
Riemergendo di qua e di là
ricamo il mio viaggio
© FariNelly
Il cielo livido è immobile dietro il vetro a cornici rettangolari di questa finestra, lo è come il mio stare raccolto in disparte su questa porzione di divano. Peraltro veloci scorrono i pensieri, in parole ed immagini solo a me riservate. Muovo leggermente la penna, il tappo nero di questa Bic, che legge il mio pensiero, mescola all'inchiostro. Ora è tutto lì nel tubicino che osservo attraverso la plastica trasparente. Esito qualche istante e imprimo sulla carta: "Ho preso un angolo di vita e l'ho abitato".
Raccolto in disparte
condenso pensieri
dietro ai vetri
di un cielo livido
Ho preso un angolo
di vita e l'ho abitato
Sento in silenzio
la giostra che gira
© FariNelly
Come tessere di mosaico
accosto parole
accolgo il sentimento
che scorre nella carne
inseparabile dal suo
Sacro Mistero
Traduco me stesso
nel gesto che leggi
© FariNelly
I consigli dell'anima
hanno un suono lieve
sonori sottotitoli
senza sintassi scorrono
filando liquidi
plasmano il pensiero
che rendo o perdo
come variabile
tra parentesi
esisto
nell'equazione del vivere
©FariNelly
L'arancio caldo
dei frutti del caco
tradiscono
un bianco e nero
di terra arata
e nebbia a mezz'aria
Un airone cenerino
staglia la sua figura
in questo silenzio
che sospinge lo sguardo
su un nulla
che abbraccia l'orizzonte
Come in posa
tutto è immobile
anche chi potrebbe
volarsene via
© FariNelly
Stretto
nel mio cappotto
cammino passi
per la mia via
In testa
penso un sentire
che srotola
allo stomaco
toglie il fiato
come ripida discesa
in auto da bambino
come dolce anestesia
che pizzica le labra
e porta
giù
Respiro
sospiri lunghi
a raggiunger superfici
da abissi noti
Sulla parete
della mia anima
fasci di luce
proiettano un film
che come disco rovinato
ripete la medesima scena
Ritmo caldo
nel cuore lento
m'avvolge completo
a fluidi ricordi
d'un tempo
d'incanto
© FariNelly
Ho ascoltato l'insegnamento della Terra, col mio dolce stormire ho sussurrato preghiere soffiate dal vento e raggiunto chi sa sentire. Anche ora
a terra, il sole illumina ancora la mia pagina, nel caldo colore che accompagna la mia fine.
© FariNelly (poesia e foto no filtro)
Non dire
chi sono
non dirlo
Sono
semplice
esperienza
d'esserlo
Sublima
il ruolo
appare
l'essenza
© FariNelly
È ancora luce
della notte
silenzio pervade
libera confini
caratteri
tornano a galla
mansueti
in fila
sposto
destra
sinistra
alto
basso
compongo
quadri
di parole
dipingo
lettere
che sanno star
vicine
tanto da penetrarsi
e fondersi
nel senso
apro spazi
separano l'attesa
d'un verbo nuovo
che accoglie
sospiro sospeso
d'un nudo
senza più vergogna
traccio
piatti segni
voragini buie
luminosi picchi
afferrano
portan giù
porgon la mano
tiran su
apron le vesti
svelando
candidi corpi
donandosi
sin nel profondo
fino alla fine
fino in fondo
senza nulla
in cambio
un guizzo
spezza l'incanto
inabissarsi
di Pegee
increspa
lo specchio
imprimo
il segno
che leggi
© FariNelly
La dove
ogni parola
cade
nel vuoto
tra testa
e stomaco
vertigine
accoglie
senso
d'assoluto
ascolto
d'immemore
essenza
© FariNelly
dissonanze
cognitive
alternanti
svelano
spazi
inattesi
gioiosità
gratuite
d'anime
luminosamente
pure
lieve
pensiero
alleggerisce
pesantezze
l'inespresso
diviene
sguardo
fulgido
attimo
tu
© FariNelly
flebile
crepuscolo
lento
sale
parole
sorgono
marginali
sfuocature
confuse
d'orizzonte
nebbioso
silenziato
osservar
luce d'anime
confusa
materia
inconsulto
esistere
pochezze
apatiche
indotte
soffocano
gemme
bellissime
© FariNelly
Vibra
il pensiero
Fluidi
ricordi
pregni
nel chiuso
di palpebre
S' apre
il parto
acque rotte
come piena
di torrente
travolgono
di vita
Silente
cullo il suono
del mio esistere
© FariNelly
IL TERZO DAL BASSO
Il terzo dal basso,
dalle finestre aperte
uno squillante
vado io!
Scale di corsa,
vestito della festa,
scarpe lucide
con cinturino
a cingere caviglie
d’estate dorate.
Il cuore negli occhi.
Ciao! Andiamo
Sei stupenda
Panna e cioccolata?!
Come sempre
Ti offrivo il mio braccio
di uomo bambino
e tu, a rischiarare il tutto,
la luminosa freschezza
di donna.
Il mondo spariva,
di spalle
noi con lui.
Follia
Furia
Incubo
di carri bestiame su binari
morti
di sirene di notte
di rombi sordi nel cielo
di rifugi interrati
di amici sfollati
di occhi svuotati.
Cuori divisi,
per poco,
per sempre.
Piegato dal tempo
sono tornato,
dal terzo dal basso,
uno sguardo
da orbita vuota.
Chiudo gli occhi,
apro il cuore.
Vado io!
Sei stupenda.
© FariNelly
Carica d’aromi
di tiglio e robinia,
brezza lieve
mormora storie.
Leggera e incerta
vola una farfalla,
alla maniera di
stanchi petali
di papavero.
In fondo al cortile
un muro scrostato
dal tempo
segna il confine,
su di esso,
come guardiane silenti,
bottiglie di vetro spaccate
giocano riflessi colorati.
Incantate dal sole,
due piccole lucertole,
tra fughe irregolari
di ruvidi mattoni,
stanno.
A braccia aperte,
come a scongiurare
un baratro immaginato,
cammino in quadrato
sul bordo dell’aia,
fingendomi acrobata
in equilibrio.
Lenzuola stese
sui fili tirati
mi suggeriscono
velieri nel mare
o tende d’indiani.
In volo radente
fischiando,
il nero rondone
taglia l’azzurro,
squarcia il silenzio,
rompe l’incanto.
Michele!
Michele!
La voce di mia madre
da “lontano” giunge
a ricordarmi che
è l’ora di “tornare”.
© FariNelly
Né prima
né dopo t’apri
come sbocciar di rosa
o Anima.
Come l’acqua
fonte di vita
trova il suo posto
in ciò che è più basso
ed ogni forma accoglie,
Tu,
indefinibile Madre
Regina senza corona,
animi coscienze
pervadi l’ovunque.
Essenza
d’umiltà pregna
Sapienza innata
con infinito alito
abiti ciò che è.
Un di più non c’è.
Lievito madre
in paziente attesa:
di luce
che giunga all’occhio,
di vagito
che squarci il silenzio,
di suono
che penetri l’orecchio,
di abbraccio
che avvolga d’amore.
© FariNelly
Ci sono musiche
che scavano
scavano sotto
sotto lo stomaco
la botola cede
il cuore penzola
stretto al nodo
che la gola annoda
e il respiro taglia
Servirebbe coraggio
coraggio di allentatre il nodo
scivolarne fuori
atterrare la
la più un giù
© FariNelly
(musica di Max Richter - She Remebers)